ITE Melloni

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Riportiamo l'articolo della prof. Cicoira, apparso sulla "Gazzetta

 di Parma" in occasione degli incontri del prof. Antonio Tagliavini con le classi quinte del nostro Istituto. Un grazie riconoscente al predetto prof. Tagliavini per aver ricostruito con acribia la storia del nostro istituto ed un altro alla prof.ssa Cicoira per aver così bene relazionato il tutto.

 

Il Regio istituto Melloni compie 140 anni
Nato nel 1862 dalla separazione con il Rondani. Il professore Tagliavini ha spiegato alle quinte classi la lunga storia della scuola, che nel 1891 accolse le ragazze e fu trasferita nella sede di via Farini.

 

Per l'I.T.E. Melloni il 2023 è un anno ricco di anniversari: sono trascorsi 140 anni da quando l’istituto, allora sito in borgo della Salnitrara, si staccava dal «gemello» Rondani e veniva intitolato al fisico parmigiano celebre per le sue ricerche sulla radiazione calorica; mentre, esattamente un secolo fa, la lapide dell’architetto Riccardo Bartolomasi, scomparso da 60 anni, veniva dedicata ai caduti melloniani della Grande Guerra. E se è vero che «le celebrazioni non esauriscono l'evento», come affermato dal professore Antonio Tagliavini durante la conferenza «Melloni e dintorni», da lui tenuta il 23 febbraio scorso nella scuola in cui è stato a lungo docente, è anche certo che esse costituiscono un'importante occasione di conoscenza e di riflessione sulla nostra storia e sulle nostre tradizioni. Non ha mancato di sottolinearlo il dirigente scolastico dell'istituto Melloni, Giovanni Fasan, che, nel presentare l'evento, ha invitato gli studenti delle classi quinte a riflettere sul sentimento identitario condiviso da chi abita le stesse aule, a prescindere dall’epoca storica e dalla provenienza geografica degli iscritti, oggi molto più varia che in passato. Alla presenza anche della dottoressa Manuela Catarsi, presidente della Festa della Storia, lo studio del professore Tagliavini, oltre ad aver ripercorso la storia della scuola, ha dunque riportato alla luce le vicende scolastiche dei «colleghi» che nel 1915 lasciarono i banchi per andare a combattere nelle trincee del Carso senza mai fare ritorno.
Era il 1855 quando la reggente del Ducato di Parma Luisa Maria di Borbone incaricò Camillo Rondani di fondare un istituto tecnico di Agronomia e Agrimensura. Poi, con l'Unità d'Italia, furono prima l’amministrazione provinciale, poi lo Stato italiano a farsi carico della gestione della scuola che, diventata nel 1883 il «Regio istituto tecnico Macedonio Melloni», accolse poi nel 1891 le prime ragazze e fu trasferita con i suoi tre indirizzi (Agronomia e Agrimensura, sezione Fisico-matematica, Ragioneria e Commercio) nella sede di via Farini, proprio nell'anno del coinvolgimento dell’Italia nella Grande Guerra.
I nati tra il 1874 e il 1898 vennero richiamati alle armi, dai più anziani ai più giovani. Alcuni, costretti a partire prima del conseguimento del diploma, ottennero la licenza ad honorem. 1 loro nomi, le loro pagelle, le note disciplinari dal lessico arcaico e militareggiante («cicaleggio», «insubordinazione») hanno incuriosito e fatto sorridere i melloniani contemporanei, che hanno potuto visionare le immagini digitalizzate dei registri dell’epoca, testimonianze di un mondo scolastico così diverso eppure così familiare. Dall’originale versione cartacea di questi registri si è potuto constatare il crollo delle iscrizioni nell'anno scolastico 1918-19, racchiuse tutte in un solo volume.
La lapide dell’edificio di via Farini, ha raccontato poi il relatore, fu il risultato di 5 anni di ricerche sui nomi degli studenti caduti al fronte. A commissionarla, tra gli altri, Fortunato Rizzi, ex preside del Melloni.
Un importante momento di riflessione ha riguardato infine il mondo femminile. Con la somma avanzata dalla realizzazione della lapide, per volontà dell'allora preside prof. Saporetti, fu infatti istituita una borsa di studio in memoria dei caduti, il «Premio della Vittoria», a cui inizialmente potevano accedere solo gli studenti maschi. Negli anni '80 anche alle donne è stato riconosciuto un ruolo fondamentale durante la Grande Guerra. Oltre alle cosiddette «portatrici carniche», che percorrevano chilometri con ceste cariche di rifornimenti per i soldati, rischiando la vita sotto il tiro dei cecchini austriaci, c'era l’attività delle crocerossine, i cui stipendi erano vincolati al tutoraggio maschile. Le vittime della miseria finivano poi nei postriboli militari, dove erano esposte al rischio di contrarre malattie veneree in molti casi mortali. I] 7 giugno 1918, a Castellazzo di Bollate, un’esplosione in una fabbrica di munizioni svizzero-francese causò una strage di operaie, impiegate al posto degli uomini partiti per il fronte. Il diritto di voto, però, era ancora un miraggio.

La prof Emanuela Cicoira

 

 

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